LA LORO SUPERIORITA’ (IM)MORALE

di Gaetano Sebastiani

Ve ne sarete accorti, da qualche settimana un intero mondo sta crollando. Un mondo basato sull’illusione, sull’ipocrisia, sul moralismo a corrente alternata. Parliamo chiaramente dello scandalo di Hollywood e di quella cricca di produttori, attori, star, legati a doppio filo all’area politica lib-dem e radical chic. Insomma, l’esercito dei giusti che da una vita – e soprattutto durante l’ultima campagna presidenziale – diffonde “i nostri valori” da palchi luccicanti, che ad ogni filippica ridefinisce le coppie dicotomiche giusto/sbagliato, buono/cattivo. Il tutto fatto sempre con la spocchia di chi si ritiene incontestabilmente, umanamente, moralmente superiore. E’ bastato, invece, sollevare solo un pochino il velo patinato dello star system per sentire il puzzo insopportabile della degenerazione, della falsità e dell’omertà, del mercimonio della propria dignità.
Prendete Weinstein, ad esempio. Prima che questo sex-gate lo travolgesse era considerato un genio, un grande uomo, il miglior produttore di Hollywood. Attestati provenienti soprattutto dalle tante attrici femministe, impegnate, anti-Trump perchè sessista e maschilista. Le stesse che si sono fatte trattare da prostitute per i propri fini arrivistici, salvo poi tentare di rifarsi una verginità morale quando ormai era troppo tardi.
Weinstein, elemento non secondario, è stato anche tra i principali finanziatori dell’ultima campagna elettorale della Clinton e da sempre sostenitore della dinastia dem. Amico di Bill, l’ex-Presidente porcellone, coinvolto nel poco pubblicizzato caso del “Lolita Express”, l’aereo privato del finanziere ebreo Jeffrey Epstein che trasportava l’élite del potere politico, mediatico, economico nei Caraibi per gite di piacere molto poco “politically correct” (si parla di pedofilia). E indovnate chi accompagnava l’illustre ex-POTUS in questi viaggi goderecci? Una delle ultime “vittime” del troiaio hollywoodiano: Kevin Spacey.
Il noto personaggio è stato recentemente accusato di aver molestato, con differenti gradi di intensità, alcuni ragazzini, spesso aspiranti attori. Il protagonista della serie House of Cards, per tutta risposta, ne ha approfittato per dichiarare pubblicamente la propria omosessualità, utilizzando la propria tendenza come una sorta di scudo per evitare una persecuzione morale e sociale, prima ancora che legale. E perchè mai avrebbe dovuto comportarsi diversamente? Nel mondo dorato di Hollywood la propaganda gender fa si che gli LGBT entrino di diritto a far parte di una specie iper-protetta, scevra da ogni critica (anche sugli eccessi goliardici al limite della legalità), pena la squalifica come retrogrado, omofobo, fascista. Come vedete, tutto si tiene, tutto è collegato: dal cinema, passando per la politica, fino alla sfera dei main stream media, i quali con affanno tentano di mettere a tacere i “vizietti” dei propri beniamini.Ma se pensate che l’appetito incoercibile di Weinstein, sia la cifra essenziale di Hollywood, vi sbagliate di grosso. Il vero buco nero dell’apparato cinematografico americano è da ricercarsi altrove, più in basso di quanto già questo scandalo non ci abbia portati. E’ il caso legato all’attore Charlie Sheen, recentemente accusato di aver sodomizzato, anni addietro, Corey Haim, all’epoca tredicenne, durante le riprese del film “Lucas“. Testimone di questo terribile episodio è Corey Feldman – ex-star dei Goonies e amico di Haim – anch’egli vittima di abusi sessuali. Da anni, Feldman tenta di gettare un po’ di luce sul giro di pedofili che domina Los Angeles, scontrandosi con il muro di omertà dello star system, potendo contare al massimo su una solidarietà di facciata.
Nel suo libro Coreyography, afferma senza troppi giri di parole che “il problema numero 1 di Hollywood era, è e sarà la pedofilia”.
Prima che il sex-gate diventasse di dominio pubblico, Feldman non era riuscito, nonostante la gravità delle sue rivelazioni, a stimolare la reazione degli investigatori. Ora che il bubbone è esploso, sembra che finalmente il dipartimento di polizia di Los Angeles abbia trovato il coraggio di indagare. Ma non vi illudete: l’azione del dipartimento della omicidi (competente anche per i crimini sessuali) potrà solo lambire questo arcipelago di degrado umano. Forse individuerà qualche pezzo meno grosso da poter esibire alla pubblica gogna, ma non potrà superare un certo livello. La combinazione élite di potere e pedofilia conduce verso mondi oscuri ed inaccessibili, anche per chi ha strumenti investigativi…
Insomma, la macchina da guerra della propaganda a stelle e strisce sembra si sia inceppata. Hollywood ed il suo immane megafono, da sempre al servizio del potere dominante, sta rivelando la sua reale natura. Il mezzo privilegiato per la proiezione verso l’esterno del sogno americano è in realtà posseduto da incubi inconfessabili, da vizi, da personalità marce. E’ un processo degenerativo che corrompe da dentro tutto un apparato mediatico, complice di una precisa sfera politica che pretende di porsi su un livello umano e valoriale superiore rispetto agli avversari.
Gli scricchiolii di Hollywood, o di una sua parte consistente, potrebbero rivelare o anticipare il crollo definitivo dell’egemonia americana nel mondo e conseguentemente la sua fine politica. Se l’essenza di questo Paese risiede nella proiezione della propria immagine artefatta verso l’esterno, cosa rimane se il principale strumento di creazione di quella illusione si rompe?