di Gaetano Sebastiani
Uno dei tratti caratteristici dell’epoca moderna è la frammentazione della società in tante piccole micro-comunità, ognuna caratterizzata da specificità a volte così inconciliabili tra loro da renderle reciprocamente estranee ed ostili. Questo processo di tribalizzazione attraversa in lungo ed in largo, senza limiti d’età o confini culturali, tutte le società occidentali ed è, a nostro avviso, la fase ultima di disintegrazione del corpo sociale, inteso come comunità oltre che di persone, anche di destino che eredita e proietta nel futuro la propria identità ed i propri connotati specifici.
Tutto questo è avvenuto nel momento in cui l’Occidente, obbedendo ad una logica emancipatoria senza confini etici o morali, ha deciso di declinare il progresso nell’ottica di una espansione infinita del diritto individuale, a discapito di quello sociale. Ogni esigenza, tendenza, volontà edonistica afferente la sfera più intima e privata dell’essere umano deve essere elevata a diritto universalmente riconosciuto.
Se questa è la base teorica di un tale approccio libertario (se non proprio libertino), allora la conseguenza pratica non può che essere la parcellizzazione del corpo sociale in tanti, minuscoli lembi caratterizzati da istanze emancipatorie le più disparate, perchè ad ognuna di esse è stata conferita legittimità ad ottenere riconoscimento. Di qui la nascita di varie tribù, ognuna reclamante il proprio posto nel mondo, ognuna radicalmente diversa dall’altra per la matrice così specifica del proprio essere.
Ed ecco, quindi, sorgere il mondo LGBT ed altre entità concernenti la sfera sessuale come gli ecosessualisti, i pansessualisti, ultime frontiere delle stravaganze moderniste. Se guardiamo la sfera alimentare, possiamo ammirare altre micro-realtà, come i vegetariani, i vegani, i fruttariani ed i crudisti. Persino l’amore per gli animali, che mai hanno chiesto una rappresentanza umana, ha tra i suoi militanti elementi estremi e parossistici. Ma altre realtà potrebbero essere citate. Questi esempi sono accomunati da una caratteristica importante: elevano un sentimento, una tendenza interiore, privata, afferente una sfera propriamente intima, quale può essere il sesso o la semplice scelta di un particolare regime alimentare, a battaglia sociale ed infine politica. La conseguenza di tutto questo è un processo di disintegrazione dei legami interni ad una data civiltà che, a lungo andare, renderà impossibile la convivenza tra i componenti di una specifica comunità (sempre che questo termine possa avere ancora valenza al giorno d’oggi). Al netto dell’accettazione, forzata o convinta, di determinate istanze da parte di una fetta della popolazione, l’esito di questo iter probabilmente porterà conseguenze deleterie, perchè questa espansione a cerchi concentrici impatterà sempre più “identità”, o tribù, che finiranno per collidere tra di loro, stritolando anche quel pezzo di società che ha conservato il senso del vivere comune. Chi ha occhi per vedere, scorgerà in tutto questo un esperimento di ingegneria sociale ben studiato, architettato e pedissequamente messo in pratica. Non è casuale che buona parte delle associazioni riconducibili alle micro-comunità prima citate, siano foraggiate da “filantropi” sempre pronti a finanziare le più singolari esigenze di riscatto. Il fine è chiaramente dividere, sezionare, parcellizzare una società per controllarla meglio.
Per quanto ci appaiano evidenti i segnali di disgregazione, ad oggi forse siamo solo agli inizi di questo processo. Se partiamo dal presupposto che il senso del limite (anche giuridico) verso l’espansione dei diritti individuali non incontra più alcun ostacolo, allora la domanda che ci si dovrebbe porre è: cosa succede ad una società dove chiunque – anche chi oggi riteniamo moralmente squalificabile – può reclamare il proprio riconoscimento ed il proprio posto nel mondo?
Ai posteri atomizzati l’ardua sentenza…