In Cina fiorirà il costituzionalismo. E sarà peggio di prima. Italia docet.

cinaaLi Rui, anziano ex segretario di Mao, ha dato alle stampe un libro dal titolo eloquentissimo: Quando fiorirà il costituzionalismo. L’operazione non è una sortita imprudente e nemmeno un pensoso capriccio da intellettuali, ma una staffilata ben calibrata. Il Quando, infatti, è ora, perché da settimane si discute in Cina di una possibile trasformazione della forma di governo sul modello dei costituzionalismi occidentali. Si badi, una legge fondamentale già c’è, e per giunta aggiornata nel 2004, ma non basta. Il popolo, gli intellettuali e i vecchi funzionari vogliono di più.

I conservatori, da parte loro, resistono, esibendo sostanzialmente una sola argomentazione: “Il concetto di costituzionalismo [… ] deriva dalla concezione politica occidentale e, quando lo si inculca a forza nella realtà cinese, esso decreta che il sistema politico attuale della Cina è sbagliato”, si legge sul quotidiano “Global Times”. E ancora: “Non è altro che un modo per costringere la Cina ad adottare un sistema politico occidentale”. Anche l’ex presidente dell’Assemblea Nazionale del Popolo, Wu Bangguo, ha detto la sua: “La Cina non adotterà mai una democrazia all’occidentale” e deve “resistere con forza all’influenza di teorie e ideologie sbagliate dei sistemi capitalistici occidentali”.

La parola che più ricorre, nelle citate dichiarazioni, è “occidentale”. Termine odioso, dalla prospettiva cinese, perché evoca l’avversario geografico, il nemico ideologico, l’oppositore irriducibile nella nuova Guerra Fredda bipolare. Insomma, l’altro-da-sé che imitare vorrebbe dire omaggiare con una resa incondizionata. Sarà, ma gettando uno sguardo sulla Cina contemporanea, sui suoi sistemi produttivi, sul suo turbo-capitalismo scatenato, sull’inquinamento delle metropoli, sulla cementificazione dei territori (con le case dei contadini spazzate via dalle ruspe), sui giovani pechinesi obesi che mangiano hamburgers e pollo fritto, sulle nostre imprese che lì delocalizzano, tutto il disprezzo verso il vecchio West perde molto del suo senso. I cinesi sono più occidentali degli occidentali. Il Regno di Mezzo fra cielo e terra, di millenaria memoria, fecondato da Lao Tze e Confucio, è un antico ricordo museale sotterrato dalla Lunga Marcia materialista che ha estinto il Taoismo, ridotto il confucianesimo a protocollo di partito e la pratica di stili nobili, come il Taiji, a una specie di ginnastica di stato. Sono come noi, peggio di noi, come tutti gli imitatori sono peggio, se possibile, dell’originale.

In tale porcilaia una qualche forma di costituzionalismo ci starebbe benissimo. E se il governo è preoccupato che un simile innesto possa frenare, a colpi di diritti e battaglie sociali, l’ascesa capitalista del paese, può star tranquillo. Anzi possiamo offrire l’Italia come augusto esempio di nazione ove “la costituzione più bella del mondo” non ha minimamente impedito il dilagare del consumismo, il rimbecillimento dei giovani davanti ai reality show e ai social-network, l’ascesa della finanza, il primato sovranazionale della Bce, la distruzione delle tutele lavoriste con l’arrivo dell’inumano precariato. Per inciso, quest’ultimo fu proprio la “sinistra intelligente” a regalarcelo con il Pacchetto Treu dimostrando come la cultura dei diritti e della Costituzione sia politicamente compatibile con il massacro sociale che tanto piace ai poteri forti.

Quindi cari amici, stay hungry, stay foolish, direbbe uno schiavista che ha aperto fabbriche da voi, e dotatevi del tanto bramato costituzionalismo. È lecito immaginare che la paura più radicata nell’immaginario della casta cinese sia quella dell’inevitabile tramonto della dittatura socialista, della nomenklatura comunista e dell’onnipotenza dei funzionari corrotti e strapagati. Ma, anche qui, l’esempio italiano può giungere in soccorso. Un Presidente della Repubblica ex comunista (ma l’unico col visto per gli Usa durante la Guerra Fredda) ha prima cooptato al potere un anziano tecnocrate del Bilderberg e poi, rieletto dalla casta infognata nell’inciucio, ne ha incoronato un clone, giovane e democratico. “La costituzione più bella del mondo” annuisce, approva e sorride. Tutto legittimo, tutto regolare. Certo, montare la baracca della farsa è più faticoso che regnare dal trono, ma basta prenderci la mano e non solo si può fare ogni cosa, ma la si fa proprio sotto l’ombrello costituzionale. Con il popolo costretto al silenzio perché la costituzione c’è, è bella, moderna, armonizzata con le istituzioni e dunque cos’altro volete?

Per cui il consiglio è solo uno: fatelo. E ricordatevi di inviare nelle scuole un Rodotà con gli occhi a mandorla che sproloqui salottieramente di pace e diritti mentre la nazione crolla e la gente muore di fame, per indorare la pillola. Piccoli accorgimenti all’ombra di una verità più grande: la maschera costituzionalista – a chiunque voglia esercitare un potere osceno, insostenibile in inquadrature di primo piano – conviene. Sempre. Voi non potete ancora saperlo, noi sì.