BUONE NOTIZIE…SONO MORTALI.

di Marcello D’Addabbo

Lo scorso 20 marzo è deceduto David Rockefeller, 101 anni, anagraficamente l’ultimo capoclan di una dinastia che si è posta insieme a poche altre in Occidente ai vertici di tutto il potere possibile, finanziario e politico prima di tutto, militare culturale e sociale per diretta conseguenza. Stiamo parlando di uno del club degli imperatori, il famoso 1%, i padroni dell’universo li ha chiamati Giulietto Chiesa, l’élite che assume decisioni in ordine ai grandi eventi del nostro tempo, guerre comprese ovviamente, al fine di garantire la propria continuità sul trono. In 101 anni di vita David si è “limitato” a fondare la Commissione Trilaterale e il Gruppo Bilderberg, restando abilmente dietro le quinte insieme agli altri sodali “illuminati” nella sala di comando delle istituzioni pubbliche, mentre i Kissinger i Brzezinski e i Soros eseguivano. Qui si parla del potere vero e non di quello rappresentato dai maggiordomi politici, la cui transitorietà è stata pensata proprio da queste oligarchie per non trovare ostacoli nei governi eletti (cinque anni massimo di mandato e poi a casa, dovessero i meri custodi dei palazzi rivendicare più di ciò che il padrone concede loro!). Tali rapporti gerarchici si evincono in modo cristallino dagli scarni e felpati comunicati funebri emessi il triste giorno dalla grande stampa, Corriere e Repubblica in Italia, carichi del timor di dio. Per la morte di Rockefeller si riportava un elenco quasi bambinesco di tappe conseguite dall’ormai defunto nel mondo finanziario, posizione sociale, patrimonio calcolato, amicizie, il ruolo di guida nella sua Chase Manhattan Bank e l’immancabile attributo di “filantropo” di cui questi benefattori dell’umanità da sempre godono per i miliardi che scuciono – la liquidità non è un problema se ne controlli l’emissione da mezzo secolo – in opere di beneficienza esentasse, elargizioni finalizzate a controbilanciare l’orrore che da sempre li circonda. Un telegramma benevolo, insomma, di commiato da tutto il mainstream. Eccolo là il regime, se qualcuno per caso avesse perso l’abitudine di individuarne lo zampino. Era evidente allo stesso modo al tempo in cui la stampa italiana e i giornaloni parlavano dell’”Avvocato”, esaltandone in continuazione come un mantra lo stile, distraendo le plebi con il particolare dell’orologio sul polsino, e nascondendo i contorni di tresche con minorenni, cocaina, drenaggio di denaro mafioso nell’azienda di famiglia, abuso di contributi statali, enorme influenza sulle scelte dei governi e leggi compiacenti – circostanze che sarebbero state, all’opposto e in altri tempi, scandagliate e poste sotto un’impietosa pubblica lente d’ingrandimento in casa di Berlusconi, questo parvenu incontrollabile con ambizioni sovraniste a corrente alternata, cui andava precluso per sempre il potere. Non è un mistero che l’epilogo della parabola politica di Berlusconi sia coincisa con l’esaurirsi della pazienza nei suoi confronti da parte del ramo europeo di queste oligarchie, fino ai piani inferiori della catena di comando con i Soros e il nostro immarcescibile capo-condomino, Carlo De Benedetti con la sua legione di Mordor di giornalisti del Gruppo l’Espresso – Repubblica. La colpa principale di Berlusconi agli occhi dei banchieri illuminati, lo sappiamo, ha un nome: si chiama Vladimir Putin, l’arcinemico che vive costantemente sotto il loro attacco. Probabilmente anche l’eccessivo accanimento della magistratura contro il giornalista Augusto Minzolini nasce dal suo azzardo, in qualità di direttore del Tg1, di mandare in onda per lo speciale Tg1 in seconda serata un lungo e oggi introvabile documentario su Ezra Pound e la lotta contro l’usurocrazia bancaria, nel quale si citavano i Rothschild (stesso pedigree del defunto) e il modo in cui questi hanno strangolato i popoli con la manipolazione dei tassi di interesse. Si parlava delle banche d’affari americane e inglesi, della funzione spogliatrice delle medesime a danno dei governi democratici, ruolo operato, aggiungiamo noi, da agenti consapevoli di questi banchieri illuminati (Andreatta e Ciampi in Italia, ndr). Era troppo per Rai 1 dove, si sa, certi contenuti non erano mai stati divulgati. Per una notte quella rete somigliò ad un portale di controinformazione. Non devono avergliela perdonata, al Minzo.

Certo i tempi ormai sono cambiati, parlare di associazioni eversive come la Commissione Trilaterale ed il gruppo Bilderberg anni fa era considerato un delirio complottista mentre oggi non fa più scandalo. In parte ciò è dovuto all’infaticabile lavoro della controinformazione che ha rivelato alla massa, via web, la funzione storica delle grandi famiglie del capitalismo occidentale, riprendendo temi cari a Pound, Sombart ma anche Pareto e lo stesso Marx. C’è tanto di quel materiale sul web che ormai è impossibile nonché inutile chiudere improvvisamente la stalla – e i siti internet – al termine del dilagare della mandria di informazioni incontrollate per tutta la pianura informatizzata. Quanto il defunto David Rockefeller fosse a conoscenza del “pericolo internet” lo apprendiamo per bocca del suo cane da guardia Zbigniew Brzezinski, insieme al primo il fondatore materiale della Commissione Trilaterale e attentissimo osservatore degli eventi che possono ostacolare il Nuovo Ordine Mondiale immaginato dai Rockefeller. Anni fa questa vecchia volpe lanciò l’allarme parlando di un pericoloso (per loro) risveglio politico globale: “la popolazione del mondo sta sperimentando un risveglio politico senza precedenti per portata ed intensità, con il risultato che le politiche di populismo si stanno trasformando in politiche di potere. Per la prima volta nella storia quasi tutta l’umanità è politicamente attivata, politicamente consapevole e politicamente interattiva. L’attivismo globale sta generando un incremento tumultuoso in relazione agli aspetti culturali e alle opportunità economiche, in un mondo segnato dalle memorie della dominazione colonialista ed imperialista. I Popoli sono acutamente consapevoli dell’ingiustizia sociale ad un grado senza precedenti e spesso gonfi di risentimento in quanto percettori della loro insufficiente dignità politica”. Era il 2010 e il populismo non aveva ancora fatto sentire tutta la sua carica innovativa, ma Brzezinski, e dietro di lui Rockefeller, già ne vedevano chiaramente i presupposti. Sentivano la marea montante contro di loro e cercavano il modo di deviarla. Non è facile comprendere le mosse di quel mondo ma può darsi che l’elogio pubblico rivolto proprio a Rockefeller dal Presidente Mattarella in occasione dell’inaugurazione al Quirinale della sessione romana della Trilaterale in aprile 2016 non sia proprio un segno di forza, come ritengono alcuni attivisti del web. Se coloro i quali hanno sempre rifuggito notorietà e telecamere riunendosi solitamente in gran segreto, oggi, fatto inedito e inaudito, affidano l’apertura dei lavori del loro salotto al Presidente della Repubblica Italiana – hanno pensato in molti  – vuol dire che essi non hanno più nulla da temere dal popolo che massacrano e sfruttano. Eppure un’altra lettura potrebbe essere presa in considerazione, ovvero che la notorietà ormai, a causa di internet, non la si può più evitare –  dato che persino le librerie scoppiano di testi sui piani e partecipanti a queste riunioni (non più) occulte – tanto vale allora cavalcarla! Da qui l’inedita esposizione mediatica, mossa che ha anche la funzione di spiazzare le teorie del complotto togliendogli di mano l’arma della presunta, a questo punto, segretezza di Bilderberg e Trilateral. Nel primo decennio del secolo il Pentagono ha annunciato che la terza guerra mondiale si sarebbe combattuta su internet come guerra d’informazione. A seguito di questo proclama sono stati stanziati miliardi di dollari per la contro-propaganda in tutti i paesi occidentali e non, sguinzagliando migliaia di cosiddetti “troll” nei social network con profili falsi. Pagati per aggredire la controinformazione, facilmente individuabili per l’aggressività delle loro pretestuose polemiche e inefficaci a frenare la marea di internauti abituati a reagire scrivendo, diversamente dalla generazione che ha subito la passività cui ti costringe lo strumento televisivo. In queste rappresaglie si scorge la longa manus di quelli che per comodità di prosa e per ragioni storiche definiamo gli illuminati.

Ovviamente ciò che scandalizza non è che il governo dei popoli sia affidato ad oligarchie, consapevolezza che alberga in ogni persona mediamente alfabetizzata che non voti alle primarie del Pd, non legga La Repubblica e non abbia Augias, Gramellini e Severgnini come idoli. La storia, insegna Pareto, è “cimitero di aristocrazie” e ciò che continuiamo a definire democrazia è soltanto il “migliore involucro legittimante del grande capitale” per dirla con Marx, scelto appositamente proprio da costoro per farci distrarre in chiacchiere parlamentari mentre tali poteri non eletti spadroneggiano come pirati in acque imbelli. Come al tempo dei Medici, degli Sforza e dei da Montefeltro, questa gente che vive immersa nel potere acquisendo, pertanto, una percezione della realtà radicalmente diversa da quella dei governati, da sempre tiene particolarmente a curare ed alimentare la propria aura di onnipotenza, di eternità e di timore. Così, oltre alla censura che vige da sempre nella stampa ufficiale sui loro nomi (Mieli e altri direttori dei grandi giornali sembrano non aver mai “notato” la loro influenza pubblicamente), ci sono dall’altra parte i siti internet ultra-complottisti che vogliono convincerci che abbiamo a che fare con una razza aliena – lo sono in effetti ma in senso antropologico e culturale – la genia figlia di qualche covata di extraterrestri sopraggiunti ere geologiche fa…e via fantasticando. E’ la tesi fiabesca di David Icke sui famosi “rettiliani”, che si pone tra X Files e i romanzi di Wells. Di fatto per vent’anni questo individuo, la cui missione è sputtanare letteralmente ogni autorevolezza delle fonti non ufficiali di informazione, ha imperversato sul web dando forma ad ogni sorta di incubo umano in relazione al potere dei banchieri – dei quali alla fine risulta essere il miglior alleato. Grazie a lui migliaia di internauti, per lo più americani – le province Usa infatti sono da sempre credulonandia soprattutto se si parla di Ufo – hanno creduto nei superpoteri degli illuminati, tra i quali troneggiava ovviamente anche il vecchio Rockefeller, e nella sostanziale onnipotenza di questi sulle masse che condizionerebbero in base a non ben precisate “influenze psichiche”. Influenze che questa razza di semidei alieni travestiti da umani possiederebbero come dote naturale esercitata per mantenerci schiavi. Questi complottisti paranoici prezzolati sono i Piero della Francesca di questo tempo, che con meno talento dei loro predecessori costruiscono al pari dei primi immagini iconiche, oleografiche del potere.

Ora, si può anche ammettere che il Nuovo Ordine Mondiale immaginato dal Bilderberg venga realizzato a scapito delle masse e per farlo digerire ai governati questi super banchieri manipolino costantemente la coscienza collettiva, ma ciò è avvenuto, e dall’ultimo dopoguerra avviene costantemente, sul piano dell’influenza mediatica, della cultura, dello spettacolo e persino dell’arte contemporanea, ambiti sui quali l’influenza di una certa intelligence è scontata. Non c’è bisogno di scomodare lucertole dotate di poteri ipnotici. Chi lo fa è certamente in mala fede e desidera che tutta l’informazione libera venga associata a questo complottismo delirante e pertanto facilmente neutralizzata per conclamato deficit di lucidità mentale.. Una “reductio ad Ickeum” figlia della “reductio ad Hitlerum” che il sistema ha impeccabilmente applicato per inibire l’insorgere di ogni identitarismo (associandolo in quel caso ad un tentativo di ritorno al Terzo Reich). Inoltre postulando che gli Illuminati siano invincibili in quanto dotati di influenze superiori si deprime ogni velleità rivoluzionaria e ogni tentativo politico di contrasto alle decisioni del potere in carica sembra destinato al fallimento a meno che non ci si doti della kriptonite. Se poi si osservano con animo sgombro da pregiudizi le immagini che ritraggono in foto i dignitari di queste grandi famiglie del mondo finanziario occidentale è facile credere che siano rettiliani. Considerando ciò che normalmente si attribuisce alle reverende personalità di costoro cioè un insieme ininterrotto di cospirazioni, guerre, stragi, terrorismo, colpi di Stato, manovre politiche e strangolamenti monetari, viene ancora più facile credere che tali affamatori di popoli non abbiano origine terrestre.

Si delinea un enorme affresco nel quale realtà e oleografie apocalittiche si mescolano disorientando i cercatori di verità, inquinando le menti potenzialmente lucide di chi legittimamente, non fidandosi del mainstream, cerca di capire in quale diavolo di mondo ha avuto il destino di nascere, chi lo comanda e in nome di cosa. A costoro ci sentiamo di offrire un umile consiglio, poiché – complottismo o no – tutti sappiamo che Monsanto ed Exxon Mobil, tanto per citare un paio di colossi industriali-finanziari riconducibili alla micidiale stirpe della buonanima, sono state e sono tutt’ora delle macchine di sterminio per intere nazioni – si veda la storia recente di Africa e America Latina, costellata da colpi di mano paramilitari, guerre civili, pulizie etniche, povertà indotta da speculazioni – nonché strumento di enorme influenza su governi, leggi e istituzioni pubbliche occidentali. La buona notizia è che sono mortali e il consiglio è di prenderne atto. Le élite nascono e muoiono e costoro non sfuggono al triste destino che Esiodo poneva a carico degli uomini dell’Età del Ferro, con buona pace della mitologia hollywoodiana che li vuole iper-longevi in quanto già clonati e dotati di organi di ricambio per ogni evenienza – magari custoditi da medici compiacenti in qualche caveau di una fondazione scientifica da essi finanziata. Moriranno tutti invece, anche lo speculatore George Soros e Lord Jacob Rothschild (forse prima di Putin che quest’ultimo cerca da anni di fare fuori). Sono quasi tutti over 80, con eredi dissociati e cocainomani alla Lapo Elkann e nessuno in grado di continuarne l’opera, nel mondo creato dalle rivoluzioni finanziate e dirette dai loro antenati. Un mondo che oggi sotto tutti i punti di vista sta andando decisamente a rotoli. La macchina globale che hanno costruito è da tempo sfuggita al loro controllo, innescando l’ovvia reazione a catena di processi autodistruttivi che offre il suo osceno spettacolo già da qualche decennio. L’11 settembre ha rappresentato un geniale e criminale tentativo di rimettere il genio nella lampada e tornare a governare le dinamiche collettive mediante finte contrapposizioni che mobilitino masse al suono di un’ossessiva propaganda. Sappiamo che non tutti in quella fase concordavano con chi ha deciso la svolta all’interno dell’oligarchia criminale guidata, tra gli altri, anche da Rockefeller. Si è rivelata un clamoroso flop da milioni di morti, ritardando solo di pochi anni il declino americano. Oggi cercano di prendere il controllo dell’amministrazione Trump e l’impressione di goffaggine che stanno dando le piroette in cui la Casa Bianca si sta esercitando tradisce forse il vuoto lasciato anche dal vecchio Rockefeller, uno che aveva creato Pinochet e ci sapeva fare. Così come il ramo francese della dinastia di banchieri che governa più di altre in Europa (Rothschild) ha dovuto calare la carta Macron per impedire che il crollo dei partiti tradizionali – la caduta dell’involucro legittimante denuda il potere – porti al governo gli incontrollabili leader populisti. L’economia reale non produce più profitto, non viene distribuita più ricchezza come nei favolosi anni della cornucopia consumista e a pancia vuota – e senza la classe media a fare da filtro – la massa inizia ad insorgere e ad informarsi mentre questi ottuagenari geni della truffa iniziano anche loro a schiattare. Si sente ormai l’approssimarsi della fine di un ciclo e il vuoto lasciato dalla fine dell’”era dei Rockefeller” verrà riempito da quel risveglio mondiale che tanto essi temono.

In Cina fiorirà il costituzionalismo. E sarà peggio di prima. Italia docet.

cinaaLi Rui, anziano ex segretario di Mao, ha dato alle stampe un libro dal titolo eloquentissimo: Quando fiorirà il costituzionalismo. L’operazione non è una sortita imprudente e nemmeno un pensoso capriccio da intellettuali, ma una staffilata ben calibrata. Il Quando, infatti, è ora, perché da settimane si discute in Cina di una possibile trasformazione della forma di governo sul modello dei costituzionalismi occidentali. Si badi, una legge fondamentale già c’è, e per giunta aggiornata nel 2004, ma non basta. Il popolo, gli intellettuali e i vecchi funzionari vogliono di più.

I conservatori, da parte loro, resistono, esibendo sostanzialmente una sola argomentazione: “Il concetto di costituzionalismo [… ] deriva dalla concezione politica occidentale e, quando lo si inculca a forza nella realtà cinese, esso decreta che il sistema politico attuale della Cina è sbagliato”, si legge sul quotidiano “Global Times”. E ancora: “Non è altro che un modo per costringere la Cina ad adottare un sistema politico occidentale”. Anche l’ex presidente dell’Assemblea Nazionale del Popolo, Wu Bangguo, ha detto la sua: “La Cina non adotterà mai una democrazia all’occidentale” e deve “resistere con forza all’influenza di teorie e ideologie sbagliate dei sistemi capitalistici occidentali”.

La parola che più ricorre, nelle citate dichiarazioni, è “occidentale”. Termine odioso, dalla prospettiva cinese, perché evoca l’avversario geografico, il nemico ideologico, l’oppositore irriducibile nella nuova Guerra Fredda bipolare. Insomma, l’altro-da-sé che imitare vorrebbe dire omaggiare con una resa incondizionata. Sarà, ma gettando uno sguardo sulla Cina contemporanea, sui suoi sistemi produttivi, sul suo turbo-capitalismo scatenato, sull’inquinamento delle metropoli, sulla cementificazione dei territori (con le case dei contadini spazzate via dalle ruspe), sui giovani pechinesi obesi che mangiano hamburgers e pollo fritto, sulle nostre imprese che lì delocalizzano, tutto il disprezzo verso il vecchio West perde molto del suo senso. I cinesi sono più occidentali degli occidentali. Il Regno di Mezzo fra cielo e terra, di millenaria memoria, fecondato da Lao Tze e Confucio, è un antico ricordo museale sotterrato dalla Lunga Marcia materialista che ha estinto il Taoismo, ridotto il confucianesimo a protocollo di partito e la pratica di stili nobili, come il Taiji, a una specie di ginnastica di stato. Sono come noi, peggio di noi, come tutti gli imitatori sono peggio, se possibile, dell’originale.

In tale porcilaia una qualche forma di costituzionalismo ci starebbe benissimo. E se il governo è preoccupato che un simile innesto possa frenare, a colpi di diritti e battaglie sociali, l’ascesa capitalista del paese, può star tranquillo. Anzi possiamo offrire l’Italia come augusto esempio di nazione ove “la costituzione più bella del mondo” non ha minimamente impedito il dilagare del consumismo, il rimbecillimento dei giovani davanti ai reality show e ai social-network, l’ascesa della finanza, il primato sovranazionale della Bce, la distruzione delle tutele lavoriste con l’arrivo dell’inumano precariato. Per inciso, quest’ultimo fu proprio la “sinistra intelligente” a regalarcelo con il Pacchetto Treu dimostrando come la cultura dei diritti e della Costituzione sia politicamente compatibile con il massacro sociale che tanto piace ai poteri forti.

Quindi cari amici, stay hungry, stay foolish, direbbe uno schiavista che ha aperto fabbriche da voi, e dotatevi del tanto bramato costituzionalismo. È lecito immaginare che la paura più radicata nell’immaginario della casta cinese sia quella dell’inevitabile tramonto della dittatura socialista, della nomenklatura comunista e dell’onnipotenza dei funzionari corrotti e strapagati. Ma, anche qui, l’esempio italiano può giungere in soccorso. Un Presidente della Repubblica ex comunista (ma l’unico col visto per gli Usa durante la Guerra Fredda) ha prima cooptato al potere un anziano tecnocrate del Bilderberg e poi, rieletto dalla casta infognata nell’inciucio, ne ha incoronato un clone, giovane e democratico. “La costituzione più bella del mondo” annuisce, approva e sorride. Tutto legittimo, tutto regolare. Certo, montare la baracca della farsa è più faticoso che regnare dal trono, ma basta prenderci la mano e non solo si può fare ogni cosa, ma la si fa proprio sotto l’ombrello costituzionale. Con il popolo costretto al silenzio perché la costituzione c’è, è bella, moderna, armonizzata con le istituzioni e dunque cos’altro volete?

Per cui il consiglio è solo uno: fatelo. E ricordatevi di inviare nelle scuole un Rodotà con gli occhi a mandorla che sproloqui salottieramente di pace e diritti mentre la nazione crolla e la gente muore di fame, per indorare la pillola. Piccoli accorgimenti all’ombra di una verità più grande: la maschera costituzionalista – a chiunque voglia esercitare un potere osceno, insostenibile in inquadrature di primo piano – conviene. Sempre. Voi non potete ancora saperlo, noi sì.

GOVERNO LETTA, il 2.0 dei soliti noti

INSEDIAMENTO DEL CAPO DEL GOVERNO ENRICO LETTA A PALAZZO CHIGI E PASSAGGIO DELLE CONSEGNE CON IL PRESIDENTE USCENTE MARIO MONTIRicordate il bigliettino che il neopremier Enrico Letta passò a Monti nei primi giorni del suo insediamento? Allora i miracoli esistono! Mario, quando vuoi dimmi in che modi e forme posso esserti utile dall’esterno”. Destò grande stupore, almeno nelle menti di chi ritene che i politici, come i bambini nelle favole della nonna, li depositi dal nulla la cicogna. O crescano nell’orto spontaneamente. Senza background, senza passato, senza frequentazioni e senza relazioni.

E allora tanto vale dare un’occhiata ai trascorsi di Letta, allievo – udite, udite – di Beniamino Andretta cioè il ministro del Tesoro che nel 1981 decretò il divorzio tra il Tesoro stesso e la Banca d’Italia.

Piccola parentesi economica: fino ad allora la BdI aveva svolto il ruolo di prestatore di ultima istanza sui titoli di stato, messi all’asta ad un tasso stabilito. Se nessuno li comprava ci pensava la cassaforte nazionale. Con il divorzio, invece, l’Italia è stata costretta a ingolosire i mercati allettandoli con tassi sempre più alti. Comprate i nostri titoli all’1%? No.Allora facciamo1,5%? Il 2%? Il 2,5%? Il 3%, perfavore! Ci siamo messi nella mani dei “finanziatori” ed è stato l’inizio della fine, lo start dell’impennata del rapporto debito/Pil che nel 1981, data del divorzio, era al 60%, cioè perfino nei limiti folli di Maastricht, e nel 1990 arrivava già al 100%. Con buona pace del pensiero maggioritario, è questa la causa del galoppare del debito, non l’evasione fiscale, la spesa pubblica improduttiva, gli stipendi della casta, la corruzione e compagnia cantando.

L’indipendenza della Banca d’Italia dallo Stato Italiano è l’incipit del collasso. Solo un antipasto, si badi, in attesa dello smantellamento definitivo della nostra sovranità con le privatizzazioni selvagge ed il festante ingresso nell’euro. Lo spiega benissimo l’economista (di sinistra) Alberto Bagnai nel suo libro Il tramonto dell’euro (Imprimatur, 2012) con 414 pagine piene zeppe di grafici, formule, tabelle, ragionamenti tecnici. Studiare per credere. Noioso, vero? Meglio dieci minuti di Travaglio su YouTube, un editoriale di Mauro, un tweet di Grillo o un ragionamento soporifero di Rodotà.

Ma nessuno di questi soloni punterà il dito sull’ideologia monetarista e mondialista che è radice dei mali attuali. E, men che meno, comporrà la lista dei celebrati “eroi nazionali” che ne sono stati e ne sono alfieri. Ultimamente ne abbiamo conosciuto uno, per esperienza diretta, cioè Mario Monti. Ora è in arrivo l’altro, più giovane ed empatico, Letta, allievo di Andreatta. Ma vengono tutti dal medesimo serbatoio (frequentano il Bilderberg, come la Bonino d’altronde) e infatti si conoscono, si stimano, si passano i bigliettini. Sono una diarrea politica, direbbe Grillo, scioltasi a tempo debito per infettare tutti i partiti: te li ritrovi a destra, al centro e, soprattutto, a sinistra.

Dunque, alla fine, il (secondo) governissimo del Presidente – sempre ligio nell’affidare il potere a personaggi ben scelti – non è un inciucio, una ammucchiata, un compromesso storico. È semplicemente la reiterazione del cammino degli Andretta, dei Prodi, dei Ciampi, dei Draghi, degli Amato. E prima ancora dei La Malfa e dei Maccanico. La minoranza che egemonizza la maggioranza per conto terzi e reitera la follia. Ancora.

*Pubblicato su barbadillo.it