QUEL VIZIO OSCURO DELLA SINISTRA

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di Gaetano Sebastiani

Alzi la mano chi tra gli euroscettici di ogni sfumatura non aveva intravisto nel referendum greco dello scorso 5 luglio la possibilità di dare fiato ad una voce che spesso è appena percettibile. Ma quella stessa voce che ad Atene aveva urlato “OXI” è stata immediatamente silenziata a Bruxelles, con la collaborazione fondamentale proprio di chi a quell’urlo aveva dato finalmente modo di echeggiare.
Le responsabilità di Tsipras, in questo stucchevole voltar le spalle alla volontà nazionale e sottoscrivere un accordo peggiore di quello che si era ripudiato con il voto, sono ancora più gravi di quanto certe forze politiche contigue sono disposte ad ammettere, perchè trovano nutrimento nell’illusione storica che la Sinistra sia la naturale rappresentante delle esigenze popolari.
Quel vizio oscuro di essere suadenti con le masse e stringere accordi nelle segrete stanze del potere che si vorrebbe combattere proprio non si riesce a perderlo. Non ce l’ha fatta la sinistra storica, quella imbevuta di marxismo, che doveva condurre le classi operaie verso il radioso futuro comunista senza Stato, nè padroni e che, incapace di accorgersi di essere fatta della medesima sostanza materialistica del Capitale, ha finito per essere depotenziata e fagocitata dal suo stesso antagonista. E non ce la fa oggi la sinistra moderna, quella post-ideologica, tutta buonismo, diritti civili e genderismo, ennesimo, subdolo cavallo di Troia di un sistema di potere che deve omologare l’uomo fin nella sua essenza più intima per poterlo dominare a suo piacimento. Anche in questo e, ancora una volta, a braccetto col “nemico”.
Sulla base di questo approccio illusorio ed ambiguo, la portata simbolica della pugnalata ai greci, dunque, acquisisce una valenza ancor più eclatante perchè è avvenuta attraverso uno dei trademark della Sinistra, il referendum. Grazie a quanto avvenuto dopo il 5 luglio abbiamo capito, una volta di più, che la volontà del demos innanzitutto non trova alcuna cittadinanza nelle sedi decisionali della nostra “cara” Europa ed, inoltre, che la sponda politica teoricamente più vicina alle istanze popolari, con una piroetta degna del miglior Roberto Bolle, rinnega le sue stesse iniziative. La patria della democrazia, dunque, si riscopre succube delle oligarchie, paradossalmente proprio a causa di chi a quel principio si era appigliato per salvare la nazione.
Ed ora tocca al popolo greco scontare le conseguenze più tragiche del voltafaccia del suo premier. Prima di tutto, ecco servito il solito rimescolamento della compagine governativa per compiacere gli aguzzini della Troika. In secondo luogo, si applicherà un pacchetto di riforme ispirate al dogma dell’austerity con l’appoggio di quelle forze politiche che negli ultimi anni hanno contribuito potentemente ad affossare la Grecia e che Syriza diceva di voler relegare nel dimenticatoio. Cosa c’entra tutto questo con gli annunci iniziali ed ormai sbiaditi di Tsipras? Che cosa c’entra l’attuale assetto parlamentare con l’esito delle urne? Al di là delle contingenze del presente, delle pressioni delle istituzioni europee e delle responsabilità dei singoli attori ellenici le ragioni dello scollamento tra Tsipras ed il suo popolo sono figlie di quel vizio oscuro che costituisce il filo conduttore della Sinistra nelle scelte nodali tra potere e difesa delle masse.
E chissà che questa atavica doppiezza non sia il viatico per sbriciolare sedimentate convinzioni, rimettere le idee a posto e convogliare le nuove energie liberatesi da queste stantie convenzioni verso nuove forme di rappresentanza politica, più aderenti agli interessi popolari.

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