LA RELIGIONE DEL NUOVO ORDINE MONDIALE

di Gaetano Sebastiani

Che il progetto verso il Nuovo Ordine Mondiale sia sostenuto da istituzioni di varia natura, apparati mediatici, personaggi pubblici provenienti dal mondo dell’entertainment, centri di propaganda ideologica (economica e politica) è un dato di fatto acclarato. Meno diffusa è l’idea che questo gigantesco processo di trasformazione della società in senso globale e globalizzato, sia influenzato da una vera e propria religione, la cui presenza si muove ambiguamente tra i confini dell’ufficialità e quelli della segretezza.
La principale fonte d’ispirazione di questa dottrina di stampo mondialista è il Lucis Trust. Questo ente (ufficialmente trattasi di una Ong membro del consiglio economico e sociale dell’ONU) è aperto a  tutti, esposto alla luce del sole e non nasconde nulla – o quasi, come vedremo in seguito – della propria visione del mondo. Dal sito internet dell’organizzazione, infatti, leggiamo: “Il Lucis Trust è dedicato alla creazione di un nuovo e miglior modo di vivere per tutti nel mondo, e si basa sulla realizzazione del piano divino per l’umanità. Le sue attività educative promuovono il riconoscimento e la pratica dei principi spirituali e i valori su cui si può fondare una società stabile e interdipendente. Nel mondo sono divulgati, in otto lingue diverse, i testi e le attività di Alice Bailey, considerata la fautrice della filosofia esoterica.”
Niente di strano, crederete. La solita ed innocua solfa New Age, penserà qualcun’altro. Ebbene, cerchiamo di capirne di più attraverso le vicende alquanto singolari della sua fondatrice ed “ideologa”, appunto Alice Bailey.


La nostra nasce nel 1880 in Inghilterra, in una famiglia cristiano-ortodossa. Dopo un’infanzia ed un’adolescenza infelici, contraddistinte da svariati tentativi di suicidio, all’età di 15 anni – mentre era in casa da sola – avverte una presenza estranea che la ingaggia per una missione di capitale importanza: la diffusione di specifici insegnamenti destinati a cambiare l’uomo ed il mondo in cui egli vive. Questo sarà il primo contatto con entità metafisiche, chiamate più tardi “Maestri Ascesi”, che segneranno la vita, l’opera e l’azione di Alice.
Trasferitasi negli USA nel 1907, conosce e poi sposa Foster Bailey (massone di 33° grado) che la introduce agli insegnamenti della Teosofia dell’esoterista H. P. Blavastky. E’ in questo contesto, segnato da studi sull’occulto, la spiritualità e l’astrologia, che avviene il secondo e fondamentale contatto con un altro “Maestro”, il monaco tibetano Djwhal Khul, che attraverso la tecnica dell’””Overshadowing” (traducibile più o meno come “eclissamento”), cioè una tecnica avanzata di telepatia, diffonderà la sua dottrina, usando la Bailey come strumento di scrittura.
Questa collaborazione “telepatica” – molto simile a quella che la Blavastky intratteneva con le sue presenze interdimensionali, i cosiddetti “Capi Segreti” – frutterà la produzione di diversi libri, pubblicati dalla casa editrice fondata nel 1920 dai coniugi Bailey e chiamata inizialmente Lucifer Trust (o Lucifer Publishing Company) e poi modificata nel più rassicurante ed accettabile Lucis (come luce) Trust.
Per capire appieno la dottrina della Bailey e del suo mentore, Djwhal Khul, è necessario muovere un passo indietro e svelare il nocciolo centrale della visione spirituale di Madame Blavatsky, vera fonte di tutte le filosofie New Age e colonna portante del pensiero del Lucis Trust. Per la teosofista di origini slave, infatti, è necessario smontare un colossale equivoco presente nel Vecchio Testamento: quello secondo cui Satana rappresenta il male. Attraverso la lettura esoterica della Kabbala, si evince che il serpente della Genesi non è il principio corruttore, bensì un benefattore che consente ad Adamo l’accesso alla sapienza. Satana, o Lucifero, dunque si pone come “Messaggero” che conferisce all’uomo l’immortalità spirituale. Da questo punto di vista, quindi, egli rappresenta il sole spirituale, “l’energia centrifuga dell’universo”, il principio attivo della Terra, il suo vero signore, in contrapposizione a Geova che, sempre nella visione della Blavatsky, sarebbe il vero nemico dell’essere umano. Trattasi, dunque, di una palese inversione dei poli dei principi di stampo biblico, cristiano e manicheo di “buono” e “cattivo”, “bene” e “male”. Avendo questo presupposto come corrimano, possiamo addentrarci nella dottrina del Lucis Trust.


Innanzitutto, l’organizzazione venera delle entità metafisiche o interdimensionali chiamate “Gerarchie Esterne”, spiriti illuminati e propagatori di una consapevolezza superiore, che attraverso il “Piano” o “Piano di Dio” (cioè l’unificazione di ogni razza, religione e credo, secondo Foster Bailey) dovrebbero condurre l’umanità verso la tanto auspicata “Era dell’Acquario” governata da un certo Sanat Kumara, il “Signore del Mondo” (si tenga a mente chi era il vero signore del mondo per Madame Blavatsky…). Attraverso la sua dottrina, il Lucis Trust non sostiene solo gli spiriti disincarnati, ma anche uomini in carne ed ossa, dirigenti a livello internazionale, esperti e specialisti nei vari campi  che lavorino insieme per una cittadinanza, una federazione ed un cervello mondiale. Vi suona familiare?
Come ogni religione che si rispetti, anche nella dottrina del Lucis Trust sono previste festività e preghiere. Il plenilunio è decisamente il momento sacro per eccellenza, poichè trattasi di un periodo durante il quale “le energie spirituali sono a nostra disposizione in maniera unica e facilitano un rapporto più stretto fra l’umanità e la Gerarchia”. Tra i dodici pleniluni annuali, ce ne sono tre da tenere in particolare considerazione: la Festa della Pasqua o plenilunio di Aries, la Festa del Wesak o plenilunio di Taurus, la Festa della Buona Volontà o plenilunio di Gemini.
Durante la Festa del Wesak, in maniera specifica, è raccomandato di pronunciare a mo’ di mantra la preghiera principale dell’organizzazione, altrimenti detta  “La Grande Invocazione”, facilmente reperibile sul loro sito e dettata direttamente da Djwhal Khul nel 1945 ad Alice Bailey:

Dal punto di Luce nella Mente di Dio
Affluisca Luce nelle menti degli uomini.
Scenda Luce sulla Terra.

Dal punto di Amore nel Cuore di Dio
Affluisca Amore nei cuori degli uomini.
Possa Cristo tornare sulla Terra.

Dal Centro dove il Volere di Dio è conosciuto
Il Proposito guidi i piccoli voleri degli uomini;
Il Proposito che i Maestri conoscono e servono.

Dal centro che viene detto il genere umano
Si svolga il Piano di Amore e di Luce.
E possa sbarrare la porta dietro cui il male risiede.

Che Luce, Amore e Potere ristabiliscano il Piano sulla Terra.

Termini ed espressioni utilizzati hanno volutamente una natura ecumenica, facilmente comprensibile da tutti e da tutte le religioni “tradizionali” utilizzabili senza risultare eretici. Dai testi del Lucis Trust, si evince che tale approccio era frutto di una precisa volontà del “Maestro Asceso”, ma nel contempo si dice esplicitamente che il significato del testo cambia a seconda che quelle parole vengano pronunciate dall’uomo medio, dal discepolo o dall’iniziato…
Si, perchè se è vero che il Lucis Trust si configura superficialmente come una filosofia rivelata, aperta a tutti, con un sito internet in bella mostra e l’endorsement dell’ONU, nel contempo si autostruttura come la più classica delle logge esoteriche, che – come noto – riservano solo a seguaci particolarmente selezionati le verità più celate.
I principali canali di reclutamento della Ong sono la Scuola Arcana, i Triangoli e la Buona Volontà Mondiale. Nella prima, si fornisce la formazione per il discepolato della “nuova era”. Qui i principi della cosiddetta “Saggezza Eterna” sono presentati attraverso la meditazione esoterica, lo studio e il servizio come uno stile di vita da perseguire. I Triangoli possono essere considerati un vero e proprio network globale di cellule dell’organizzazione (formate appunto da tre persone) impegnate nella preghiera della “Grande Invocazione”: i partecipanti immaginano che i cuori e le menti della famiglia umana (sic!) vengano irradiati di luce e di buona volontà, rafforzando tutto ciò che è buono e vero e di bello vi è nel mondo. Infine, l’entità più “esterna”, la Buona Volontà Mondiale, essa stessa una Ong riconosciuta dalle Nazioni Unite, e principale canale di comunicazione con le più importanti organizzazioni ed istituzioni mondialiste per coinvolgerle nel lavoro di “esternalizzazione della Gerarchia” delle “Menti Illuminate” che ci introdurrano nell’età di “Maitreya”, il maestro iniziatore dell’era dell’Acquario.
Il Lucis Trust non solo ha copiose entrature nell’istituzione cardine dell’impalcatura mondialista, l’ONU, ma a quanto pare, attraverso la Windsor International Bank and Trust Company, sarebbe collegata ad organizzazioni come il  Fondo internazionale per lo sviluppo, la Fondazione Rockefeller, il Council on Foreign Relations (CFR). Insomma il fiore all’occhiello dell’élite globalista. Inoltre, può contare su una diffusione capillare mondiale anche tra la gente comune attraverso gruppi meditativi, semplici sostenitori, club culturali che, consapevolmente o meno, contribuiscono alla diffusione di una coscienza “superiore” globale e mondialista apparentemente improntata su valori comunemente accettati quali bontà, fratellanza, persino elevazione spirituale, ma che al fondo si abbeverano ad una fonte che quanto meno suscita perplessità. In qualsiasi modo la si voglia mettere, è inquietante pensare che una delle più attive, influenti e considerate Ong delle Nazioni Unite rechi nel suo nome (appositamente modificato per rendersi più accettabile) l’essenza malcelata del suo fondamento dottrinario.

BLUE WHALE CHALLENGE. LA STRAGE DEI GIOVANI RUSSI

di Leonardo Petrocelli

In principio fu Irina Polyncova, sedicenne russa, che dopo aver appoggiato il capo su un binario, si lasciò decapitare da un treno. Con tanto di selfie incorporato. Da lì in poi, si sono spalancate le porte, anzi le fauci, della Blue Whale, la Balena Azzurra, un macabro gioco online che, dopo aver sottoposto gli adolescenti a tragiche prove per 49 giorni, li spinge, nell’ultimo, il cinquantesimo, al suicidio. Non crediamo di raccontarvi nulla di nuovo perché il 14 maggio, come molti di voi sapranno, Le Iene hanno mandato in onda un lungo servizio sulla faccenda, svelando i dettagli del caso.

Tuttavia, crediamo che un ragguaglio possa comunque risultare utile. L’arena in cui tutta la storia si volge è VKontakte (VK), il Facebook russo. Qui tantissimi adolescenti, di età compresa tra i tredici e i diciassette anni, sarebbero entrati in contatto con i “curatori”, cioè gli amministratori della Blue Whave, appostati in giro per il social allo scopo di reclutare ragazzini da inserire nel gioco. Una volta individuata la preda e dopo averla indotta “ufficialmente” a partecipare, può iniziare l’orribile spettacolo. Il curatore, una sorta di tutor deputato a seguire, passo dopo passo, le prove della vittima, fornisce giornalmente istruzioni su cosa fare. Il gioco dura cinquanta giorni. E, dunque, sono cinquanta anche gli step da superare per salire di livello. Pena, la pubblica gogna, la derisione collettiva per essere stati piagnucolosi, deboli, vigliacchi e incapaci di condurre l’impresa fino al tragico epilogo. Bullismo da terza media che, però, a quanto pare, funziona benissimo.

La lista completa delle prove ve la risparmiamo, anche perché pare ve ne siano diverse in giro, limitandoci a qualche cenno dalla più diffusa:

Giorno Uno: Inciditi #f57 (l’hastag di riferimento, ndr) sulla mano e invia foto al curatore.

Giorno Due: Svegliati alle 4.20 e guarda i video psichedelici, o dell’orrore, che il curatore ti ha inviato.

Giorno Tre: Tagliati il braccio fino alle vene, ma non troppo in profondità, solo tre tagli. E invia foto al curatore.

Giorno quattro: Disegna una balena e invia foto al curatore.

Giorno cinque: Se sei pronto a diventare una balena, inciditi YES su una gamba. Se no, tagliati tante volte, per punirti.

In un crescendo rossiniano di orrore, si va avanti così per altri quarantaquattro giorni. I ragazzi sono indotti ad ascoltare musiche tristi e deprimenti, a guardare filmati di omicidi, suicidi e rituali satanici. Il ventottesimo giorno non dovranno parlare con nessuno.  Un’altra volta, toccherà loro procurarsi dolore fino a vomitare. E ancora tagli, punture, gru da scalare e passeggiate sui tetti. Non ci vuole un luminare per capire che ci troviamo innanzi ad un lento rituale psicologico di decostruzione e svuotamento.  Li “cuociono” fino alla prova definitiva. Giorno Cinquanta: Gettati da un palazzo e ucciditi.

Se state pensando che si tratti un fenomeno marginale, vi sbagliate. Finora, pare che in Russia siano 157 gli adolescenti che si sono tolti la vita arrivando in fondo alla Blue Whale. E, ora, sembra che il gioco sia sbarcato anche in Brasile, Gran Bretagna, Francia e – dopo il caso di Livorno del febbraio 2017 (un adolescente si è lanciato dal grattacielo di Piazza Matteotti) che apre il reportage delle Iene – anche in Italia. Ci muoviamo con il condizionale perché il terreno è minato nonostante la questione sia oggetto da tempo, in Russia, di inchieste, approfondimenti, dibattiti parlamentari e nuove misure restrittive. Inoltre, l’orizzonte non sembra nemmeno totalmente saturo. Ci sarebbe in giro un altro gioco, ancor più inquietante, perché rivolto a bambini ancora più piccoli. È la Fata di Fuoco, una sorta di cartone che invita i giovanissimi a recarsi in cucina, accendere il gas e trasformarsi in una Winx, una fata di fuoco, appunto. Il tutto, senza farsi scorgere da nessuno, “altrimenti la magia finisce”. Purtroppo, qualche bambino c’ha provato e potete immaginare con quali esiti.

In questa cascata di orrori, gli elementi rilevanti non sono pochi. Innanzitutto, il gioco principale, Blue Whale, colpisce in modo indiscriminato figli di giudici, insegnanti, operai o contadini. Il livello di benessere e di istruzione non è rilevante. La trappola è congegnata in modo da plasmare anche le menti, per quanto l’età consenta, più attrezzate. Secondo: i ragazzi coinvolti non avevano disturbi psicologici in corso o alle spalle. Tutti felici, allegri, generosi e spensierati. Insomma, non solo chi è vulnerabile è in pericolo. Terzo: i simboli. “Abbiamo visto i nostri figli disegnare continuamente balene ma non ci abbiamo fatto caso. È un simbolo positivo”, hanno spiegato i genitori delle vittime. In realtà, la balena non lo è affatto. Da sempre emblema di morte e rinascita, concetto delicatissimo che si presta a molteplici interpretazioni e manomissioni, è l’unico animale a spiaggiarsi volontariamente, ad andare a morire per propria scelta. Inoltre, nella tradizione di molte tribù, la sua uccisione costituisce l’atto sacro per eccellenza. Se il ragazzo decide di diventare balena (giorno cinque), incidendosi YES sulla carne, per il sacrificante è arrivato il momento di affilare i coltelli.

E siamo arrivati al punto: chi è il sacrificante? Al momento l’unico arrestato è tal Philip Budeikin, un ventenne con tre anni di psicologia alle spalle. Probabilmente, solo l’ultimo anello della catena. La traccia più interessante è invece quella fornita da Sergej Pestov, l’animatore di una associazione che unisce i familiari delle vittime nella lotta alla Blue Whale. “Sappiamo che alcuni di loro – afferma – sono psichiatri che agiscono, oltre che dalla Russia, da Israele, dall’Ucraina (la guerra continua? ndr) e dal Canada. Ma non conta l’origine, è la rete che li unisce”. Che ne dite? Fingiamo di credere all’ultima affermazione? Sarebbe comodo, non c’è dubbio. Di questi tempi, infatti, guai a tirare in ballo il doppio fondo della Storia, peggio se collegato al labirinto oscuro delle pratiche di controllo mentale o ai macabri rituali del Potere sui quali, ogni giorno, si scoprono cose nuove. Le accuse di complottismo ci seppellirebbero all’istante nonostante l’entità dell’attacco e la quantità delle vittime segnalino, in modo inequivocabile, una presenza massiccia di operatori dedicatisi ad una impresa non certo nata nella cameretta di un adolescente annoiato, ma attentamente pianificata da esperti del settore. Ma figuriamoci, guai a dirlo. Però, noi ce ne freghiamo, registriamo la traccia e vi promettiamo di non perdere d’occhio questa storia, di continuare a indagare.

Anche perché, forse non sapete, ma qualcuno ci ha preceduti sulla via del complotto. Il ben noto e occidentalissimo “Huffington Post” ha radunato una serie di autorevoli e altrettanto occidentalissime fonti – NetFamilyNews.org, Safer Internet Center e Radio Free Europe (quest’ultima, ve la raccomandiamo) – per suggerire una ipotesi di un certo interesse: quella della Blue Whale sarebbe una…fake news! Un balla, insomma, una bufala, un’invenzione totale. Messa in giro da chi? Ma da Putin, ovviamente, allo scopo di procurarsi una scusa per censurare i social network. Che poi, in realtà, è esattamente quello che stanno facendo i governi occidentali con la loro opera repressiva di controllo. Ma è inutile anche discuterne. Come noto, il Potere non sa far altro che proiettare sugli altri l’ombra di sé.

Dunque, non sprechiamoci nemmeno inchiostro. Se non per limitarci a rilevare come tutta questa storia non solo non faccia il gioco dello Zar ma, al contrario, lo danneggi. E non tanto sul versante della sicurezza informatica con Mosca che si scopre permeabile all’opera indisturbata di assassini e di maniaci. Piuttosto, il problema è un altro. Ora, i detrattori di Putin potranno agevolmente affermare che la sua cura conservatrice fatta di valori familiari, nazionali, religiosi e comunitari non ha funzionato. Che i giovani russi sono deboli, vulnerabili e fragili, fino all’idiozia suicida, come quelli del disastrato Occidente. Prendete una delle vittime, la sedicenne Angelina Davydova. Bella, gentile, generosa, soprannominata “la scintilla” dai suoi compagni di classe, trascorreva il suo tempo cantando musiche popolari in abiti tradizionali. Era l’emblema della Nuova Russia. E s’è gettata da un palazzo come tutti gli altri. Se sono così intelligenti da cogliere il collegamento – la Russia, in definitiva, è stata colpita per questo -, ci inzupperanno il pane. Vedrete.

Pur consapevoli che il governo di Mosca operi, gioco forza, su un materiale umano che non è diverso da quello degli altri Paesi, non censureremo l’osservazione affinché tutto questo suoni come un campanello d’allarme anche per chi combatte da questa parte della barricata. L’Avversario gioca sporco, preda chi non ha difese strutturate, fiuta i più deboli e ne sconvolge i parametri, per quanto questi ultimi siano stati edificati in un flusso valoriale sano. E spesso e volentieri, purtroppo, centra l’obiettivo, rischiando di invalidare e screditare le buone opere. Perché il mondo che hai respinto dalla porta può insinuarsi dalla finestra (windows) con esiti devastanti. La rivoluzione avviata in Russia è ancora giovane, acerba, non completamente radicata nelle nuovissime generazioni. E, a dirla tutta, con il suo nazionalismo difensivo, il folklore e il recupero del cristianesimo ortodosso, non sembra esattamente disporre delle armi migliori della Storia. È tanta roba, ci mancherebbe, ma, a quanto pare, da sola non è abbastanza, anche perché l’offensiva sincronizzata dell’orda globale (virtualità, decostruzione dell’identità, svuotamento dell’orizzonte di senso) è spaventosa ed incessante.

E allora? Forse, così come il conflitto sale di livello, anche la consapevolezza – e sarebbe ora – dovrebbe beneficiare di un salto in avanti. Se per i più piccoli è solo una questione di controllo, agli adolescenti andrebbe spiegato che c’è una guerra in atto. Una guerra non (solo) politica o economica ma anche di altro genere. Più sottile, più inquietante, legata a regole che i manuali non raccontano. Il che, ovviamente, non deve avviare un motore di paranoie, ossessioni o timori ingiustificati, ma contribuire a tracciare un solco, una trincea da cui muovere guerra. I ragazzi come esercito, come presidio consapevole di bellezza e libertà. E tuttavia, per far questo, ci vorrebbero innanzitutto degli interlocutori attrezzati, i genitori su tutti, consci loro per primi di come va il mondo e di quali forze, in un senso o nell’altro, se lo contendano. Ma quelle generazioni nate fra la fine della guerra “calda” e il declinare di quella fredda, naufragate in sogni di libertà e benessere, non ne hanno la più pallida idea. La balena azzurra ha i suoi curatori. I ragazzi non hanno nessuno. Anzi, non avevano. Perché qualcuno, ora, sta finalmente iniziando a spiegare loro come stanno le cose.

I DIRITTI INDIVIDUALI E LA TRIBALIZZAZIONE DELLA SOCIETA’

di Gaetano Sebastiani

Uno dei tratti caratteristici dell’epoca moderna è la frammentazione della società in tante piccole micro-comunità, ognuna caratterizzata da specificità a volte così inconciliabili tra loro da renderle reciprocamente estranee ed ostili. Questo processo di tribalizzazione attraversa in lungo ed in largo, senza limiti d’età o confini culturali, tutte le società occidentali ed è, a nostro avviso, la fase ultima di disintegrazione del corpo sociale, inteso come comunità oltre che di persone, anche di destino che eredita e proietta nel futuro la propria identità ed i propri connotati specifici.
Tutto questo è avvenuto nel momento in cui l’Occidente, obbedendo ad una logica emancipatoria senza confini etici o morali, ha deciso di declinare il progresso nell’ottica di una espansione infinita del diritto individuale, a discapito di quello sociale. Ogni esigenza, tendenza, volontà edonistica afferente la sfera più intima e privata dell’essere umano deve essere elevata a diritto universalmente riconosciuto.
Se questa è la base teorica di un tale approccio libertario (se non proprio libertino), allora la conseguenza pratica non può che essere la parcellizzazione del corpo sociale in tanti, minuscoli lembi caratterizzati da istanze emancipatorie le più disparate, perchè ad ognuna di esse è stata conferita legittimità ad ottenere riconoscimento. Di qui la nascita di varie tribù, ognuna reclamante il proprio posto nel mondo, ognuna radicalmente diversa dall’altra per la matrice così specifica del proprio essere.
Ed ecco, quindi, sorgere il mondo LGBT ed altre entità concernenti la sfera sessuale come gli ecosessualisti, i pansessualisti, ultime frontiere delle stravaganze moderniste. Se guardiamo la sfera alimentare, possiamo ammirare altre micro-realtà, come i vegetariani, i vegani, i fruttariani ed i crudisti. Persino l’amore per gli animali, che mai hanno chiesto una rappresentanza umana, ha tra i suoi militanti elementi estremi e parossistici. Ma altre realtà potrebbero essere citate. Questi esempi sono accomunati da una caratteristica importante: elevano un sentimento, una tendenza interiore, privata, afferente una sfera propriamente intima, quale può essere il sesso o la semplice scelta di un particolare regime alimentare, a battaglia sociale ed infine politica. La conseguenza di tutto questo è un processo di disintegrazione dei legami interni ad una data civiltà che, a lungo andare, renderà impossibile la convivenza tra i componenti di una specifica comunità (sempre che questo termine possa avere ancora valenza al giorno d’oggi). Al netto dell’accettazione, forzata o convinta, di determinate istanze da parte di una fetta della popolazione, l’esito di questo iter probabilmente porterà conseguenze deleterie, perchè questa espansione a cerchi concentrici impatterà sempre più “identità”, o tribù, che finiranno per collidere tra di loro, stritolando anche quel pezzo di società che ha conservato il senso del vivere comune. Chi ha occhi per vedere, scorgerà in tutto questo un esperimento di ingegneria sociale ben studiato, architettato e pedissequamente messo in pratica. Non è casuale che buona parte delle associazioni riconducibili alle micro-comunità prima citate, siano foraggiate da “filantropi” sempre pronti a finanziare le più singolari esigenze di riscatto. Il fine è chiaramente dividere, sezionare, parcellizzare una società per controllarla meglio.
Per quanto ci appaiano evidenti i segnali di disgregazione, ad oggi forse siamo solo agli inizi di questo processo. Se partiamo dal presupposto che il senso del limite (anche giuridico) verso l’espansione dei diritti individuali non incontra più alcun ostacolo, allora la domanda che ci si dovrebbe porre è: cosa succede ad una società dove chiunque – anche chi oggi riteniamo moralmente squalificabile – può reclamare il proprio riconoscimento ed il proprio posto nel mondo?
Ai posteri atomizzati l’ardua sentenza…