QUEI CINQUE AMERICAN BOYS del pensiero unico

Non una premessa, ma una precisazione: per ‘contenuti’ in politica si intende, o si dovrebbe intendere, non la riforma di qualche leggina e nemmeno una mezza idea riciclata da qualche libro di sociologia. Bensì i pilastri di una visione del mondo. Possibilmente alternativa a quella dei poteri dominanti.

Se avessero parlato in inglese avremmo avuto la certezza di essere negli States. Nel confronto fra i candidati alle primarie del centosinistra si è realizzata la definitiva rivoluzione copernicana che tanto profuma di America: non conta quello che dici, ma come te la giochi.

Non casualmente, meglio di tutti se l’è cavata il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, leader in stile Mediaset addestrato da Giogio Gori: look obamiano, aria telegenica e sbarazzina, slogan incisivi, frasi formato sms. È stato il primo a chiedere il diritto di replica e l’unico a capire realmente cosa stesse succedendo. Gli altri, invece, hanno faticato e non poco. Nichi Vendola non è riuscito a stare nei tempi stabiliti nemmeno una volta, è stato richiamato ufficialmente per la sua lungaggine, cercava con insistenza un interlocutore fisico, sudava vistosamente ed invocava la necessità di premesse e ragionamenti, sacrosanti nella vita reale, meno negli studi di “X-Factor”. Per di più ha “steccato” il riferimento ideale citando il Cardinal Martini (tutti si aspettavano Pasolini o Berlinguer) in barba ad una platea che di Vaticano non vorrebbe nemmeno sentir parlare. Bersani, invece, si è mosso sul terreno della sincerità: non ha volutamente assoldato guru né snaturato la propria prosa da moviola, ma esattamente in virtù di questo è risultato più autentico dei suoi avversari sebbene deprimente nella cronica incapacità di incendiare gli animi. Laura Puppato merita un ragionamento a parte: l’essere donna si è rivelato l’unico motivo della sua presenza, totalmente velleitaria ed inutile. A dimostrare la vuotezza della retorica di genere ha provveduto il conduttore Gianluca Semprini, saltandola a piè pari durante un turno di domande. Infine Bruno Tabacci, ex democristiano senza possibilità di vittoria, per sua stessa ammissione “montiamo da prima di Monti”, decisissimo a portare il Professore al Quirinale e messo lì a ricordare che non ci sono spazi per eventuali rivoluzioni.

Il problema, ovviamente, non si è nemmeno posto: nelle camere del centrosinistra l’aria è stantia in modo quasi insopportabile, il pensiero è innocuo e la prospettiva omologata. L’Imu va via, al limite, solo sulla prima casa, l’Europa è un totem inviolabile e l’euro un feticcio da adorare e proteggere. Concetti, questi, ribaditi quasi ossessivamente. Gli unici sussulti si sprecano sui tagli alla casta, sui diritti delle coppie omosessuali, sulla quantità di ministeri degli eventuali governi e sul numero di donne da arruolare negli stessi. Metà pantaloni e metà gonne è la frontiera più audace del progresso politico, l’ultima sfida – ci dicono – al limite dell’irrealizzabile: in realtà basterebbero, senza “quote” di alcun tipo, persone competenti e non asservite ai poteri finanziari. Ma questo sì, è davvero impossibile.

Tirando le somme, i Fantastici Cinque, Vendola in testa, hanno smitragliato una pletora di dichiarazioni trionfanti a distanza di sicurezza dai temi realmente caldi: i meccanismi di creazione del debito, la possibilità di un suo ripudio, la perdita della sovranità monetaria, la dittatura della Troika, il problema energetico, le guerre presenti e future. E se si somma il nulla prodotto all’insopportabile americanata del format adoperato, vien forse da avvertire gli spettatori: giovedì, da quello stesso studio, torneranno a trasmettere “X-Factor”. Attenzione, potreste essere tramortiti dall’esponenziale aumento del livello dei contenuti.

*pubblicato su barbadillo.it